Il nostro sangue non è un lusso
7.85 miliardi è il numero di persone che abita il pianeta Terra. Metà di queste, ogni mese, sanguina (la metà a cui si fa riferimento non è la totalità delle donne perché non tutte le donne hanno le mestruazioni e non tutte le persone che hanno le mestruazioni sono donne).
Se è vero che il personale è politico, allora le mestruazioni politiche lo sono dall’alba dei tempi e il diritto alla loro gratuità deve valicare la sicumera sessista secondo la quale esse rientrino nelle questioni di second’ordine. Nonostante le mestruazioni siano elemento costitutivo della vita della metà della popolazione mondiale, l’igiene periodica rimane un privilegio: i generi per l’igiene mestruale, in Italia e non solo, sono tassati come generi di lusso, al 22%. Della problematica si cominciò a discutere già nel 2015, quando le Nazioni Unite fissarono come quinto obiettivo di sviluppo sostenibile la parità di genere, includendo la necessità di favorire l’accesso a prodotti sanitari a basso costo e sicuri. Non si è ancora trovata una soluzione nonostante l’urgenza di agevolare l’accesso all’igiene periodica per tutt* e seppur sia una delle prime cose che chiedono le persone che vivono in strada, in zone di guerra o di grande povertà.
Solo Irlanda, Francia, Portogallo, Olanda e Belgio applicano l’IVA ridotta, tra il 5% e il 6%, la Germania al 7%, in linea con la direttiva europea del 2006. Il Regno Unito ha abolito la tampon tax all’inizio di quest’anno. Si tratta di un’urgenza che trova applicazione semantica nel termine ‘period poverty’ che indica la difficoltà estrema di potersi permettere un’adeguata igiene durante il periodo mestruale.
Le mestruazioni sono oggetto di censura e opera di stigmatizzazione che non permettono un processo di autonomia e di autodeterminazione. Basti pensare alla loro rappresentazione nelle pubblicità, nei film, nei libri, all’inverosimiglianza del colore, della consistenza, alla questione dolore totalmente rinnegata e sottostimata che, in realtà, come scrive Jennifer Guerra ne Il corpo elettrico, trasforma le mestruazioni in un’esperienza sociale nel momento in cui, nei giorni di flusso, molte attività ci sono precluse. Allo stesso tempo e paradossalmente la dimensione sociale è preclusa: inventiamo parole per poterne parlare pubblicamente, controlliamo il nostro abbigliamento per il timore di sporcarci, facciamo ben attenzione a nascondere i generi per l’igiene mestruale. Col tempo, quindi, la censura attuata esternamente e a livello culturale, è stata messa in pratica dalle stesse persone mestruate attraverso stratagemmi e attenzioni oltremisura che Sharra Vostral, professoressa di storia, scienza e tecnologia presso il College of Liberal Arts della Purdue University, autrice di due libri sulle mestruazioni, identifica con il termine ‘passing’ (fingersi non-mestruate). Come scrisse Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso, la donna (oggi sappiamo che il termine donna non comprende tutte le soggettività con mestruazioni) sperimenta il suo corpo come una cosa opaca, alienata, in preda a una vita ostinata ed estranea che in esso ogni mese fa e disfa una culla.
Molti movimenti femministi come quello del free bleeding che incoraggia un flusso libero sono sicuramente utili a smuovere le coscienze ma non bisogna dimenticare che non tutt* sono pronti a fare del proprio corpo sempre e comunque un corpo politico, non tutt* riescono a sostenere lotte e resistenza; per questo è importante considerare la profonda importanza della lotta per la detassazione per i generi di igiene periodica.
Officina Femminista si unisce al coro della Rete Campania Comuni Tampon Tax free e si prefigge l’obiettivo di destigmatizzare le mestruazioni attraverso pratiche collettive, di autocoscienza sul territorio affinché l’igiene mestruale non sia più un lusso ma un diritto universalizzato e accessibile. Crediamo che il femminismo non sia solo uno strumento per raggiungere i propri obiettivi ma una lotta che riguarda tutt*.
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