MANIFESTE

Una terra tutta per noi - Domenica 20 Giugno 2021

Domenica pomeriggio, in una terra tutta per noi, abbiamo rese Manifeste le nostre voci per diventare alleanza di corpi come forma sociale futura.
Abbiamo dato vita ad un’assemblea di idee, di pensieri e azioni, di sinergie, di comunanza.
Lo abbiamo fatto con le parole, attraverso la danza, la musica, attraverso le testimonianze di molte voci che hanno in comune il collettivo desiderio di cambiare lo stato di cose presente.
 
Manifeste vuole essere solo il punto di partenza dal quale, con moto itinerante ma impianto stabile, costruire un processo reale e condiviso di cambiamento culturale.
La nostra assemblea libera e popolare ha dato spazio alla difesa e all’autodeterminazione di diritti plurali.
 
Ci siamo riunitə in autodifesa di un io e di un noi politico. Ci siamo raccontate delle esperienze di quantə costrettə a chiedere ancora oggi che i propri diritti genitoriali siano garantiti e tutelati aldilà delle identità e orientamenti sessuali.
Abbiamo ascoltato la testimonianza di mamme di bambini con sindromi rare, di quanta difficoltà a più livelli si riscontra, e della necessità di avere punti di riferimento stabili e concreti nella società.
Abbiamo rivendicato il nostro diritto di scegliere per il nostro corpo e sul nostro corpo. Dell’urgenza di difendere una sessualità libera e consapevole, e soprattutto nel pieno rispetto delle scelte e dei diritti riproduttivi.
Ci siamo occupatə delle storie di autonomia e autodeterminazione delle donne migranti vittime di tratta.
Attraverso i movimenti, i gesti, le parole e la musica delle danzatrici abbiamo assistito ad un vero e proprio atto di denuncia e lotta agli stereotipi, al sessismo, alle rappresentazioni precostituite e ai modelli imposti nel mondo della danza e delle arti.
Abbiamo ascoltato le parole appassionate di chi sostiene che il personale è politico, sempre, e dobbiamo ricordarcelo anche andando a fare la spesa.
Ci siamo dettə quanto il sessismo linguistico sia radicato nella società che abitiamo, e che ci vuole colonizzatə e asservitə.
Abbiamo ascoltato le parole di chi fa della lotta al patriarcato, della lotta di classe, il suo pane quotidiano, lavorando la terra, lavorando in fabbrica, scrivendo un saggio, facendo politica.
 
Storie diverse, voci differenti, percezioni simili e opposte, età e identità multiple, tutte però unite nella liberazione da un dominio che attraversa i tempi, gli spazi, le geografie, le etnie e le religioni.
Storie di esclusioni tutte diverse ma tutte uguali che il patriarcato universalmente e sistematicamente neutralizza.
Siamo invece qui, presenti, manifeste, non più neutralizzate, pronte a rinominare e ricostruire nuovi paradigmi di libertà.

Una domenica pomeriggio

Progetto fotografico di Gaia Maggio per Officina Femminista